Quotes in Tamil

சிருஷ்டிகளை எவ்வளவுக்கு அதிகமாய் நேசிப்போமோ அவ்வளவுக்கும் சர்வேஸ்வரனை அற்பமாய் நேசிப்போம்

- அர்ச். பிலிப்புநேரி

"சிருஷ்டிகளில் நின்று உங்களிருதயத்தை யகற்றி, கடவுளைத் தேடுங்கள். அப்போது அவரைக் காண்பீர்கள்

- அர்ச். தெரேசம்மாள் -

சர்வேஸ்வரனுக்குச் சொந்தமாயிராத அற்ப நரம்பிழை முதலாய் என்னிருதயத்தில் இருப்பதாகக் கண்டால் உடனே அதை அறுத்து எறிந்து போடுவேன்

- அர்ச். பிராஞ்சீஸ்கு சலேசியார்

சனி, 8 பிப்ரவரி, 2025

NEL CINQUANTENARIO DELL'ENC. «PASCENDI

 


Mezzo secolo fa un celebre documento pontificio ha stroncato quel complesso di errori che va sotto il nome di modernismo. I seguaci di questo movimento avevano tentato con radicale rinnovamento di riformare tutto l'organismo dog. maticosociale del cristianesimo, per metterlo d'accordo con lo spirito dei nuovi tempi, pretendendo così di elevare e di salvare la religione e la Chiesa.

Il modernismo non fu un movimento di massa, ma essenzialmente intellettuale, promosso da studiosi da tavolino più che da fedeli viventi del loro cattolicesimo. Le sue origini vanno ricercate molto in su e in gran parte fuori dell'ambiente cattolico. C'era molto intellettualismo e grande sfoggio di quella erudizione che appariva più efficace e decisiva in quanto si richiamava alle stesse origini storiche della fede.

Ma troppo gravi erano le deficienze proprio in entrambi i termini che i modernisti volevano mettere d'accordo: la scienza moderna e la fede antica; e più in questa che in quella. Della scienza essi si erano fermati alle novità, ai primi saggi, prendendo per definitive conclusioni che non erano tali e che più tardi sono risultate del tutto infondate. La fede poi, in fondo, non l'avevano affatto, in con seguenza dei loro principi filosofici. I modernisti accordarono, quindi, scienza e fede col relegare la fede nella afera dell'irreale e col ritenere per inconcusse le loro conclusioni scientifiche. Ne risultò un cumulo di errori. Era perciò naturale la condanna della sottile e pericolosa eresia, anzi sintesi di tutte le eresie, da parte della Chiesa. E la condanna venne 1'8 settembre 1907 con la promulgazione della ben nota Enc. Pascendi dominici gregis di S. Pio X.

Il cinquantenario del memorabile documento non è passato inosservato, Giornali, riviste e altre pubblicazioni l'hanno ricordato. Tra le pubblicazioni commemorative vogliamo segnalare il numero speciale di Divinitas: Enc. Pascendi quinquagesimo expleto anno ab earum promulgatione commentariis illustratae (fasc. I. a. 1958, 190 pp.), che la Pont. Accademia Teologica Romana ha edito, dopo aver nel precedente novembre celebrato con una solenne tornata la ricorrenza giubilare dell'Enciclica. Il denso fascicolo si apre con l'augusto autografo inviato dal Santo Padre in occasione della solenne celebrazione accennata, che indica le di rettive a cui gli organizzatori si sono ispirati.

Nel discorso di apertura della tornata l'Em.mo Card. G. PIZZARDO, Protettore dell'Acc., ha sottolineato l'importanza dell'Enc. Pascendi, che rimane la vita dottrinale e il codice del teologo moderno. Se essa tagliò la testa alla piovra del modernismo, questo, tuttavia, stenta ancora a morire del tutto; anzi non manca, anche ai nostri giorni, di dare fremiti e sussulti di nuova vitalità subdolamente rianimata dal crescente dominio del padre della menzogna. Cosl si rinnova la lotta, più o meno violenta, secondo le circostanze dei tempi e dei luoghi, tra la luce e le tenebre.... Ma di fronte a tutti gli sforzi dell'errore.... sta il costante magistero della Chiesa, faro perenne alle umane generazioni peregrinanti verso l'eterna salvezza. La forte Enc. Pascendi di S. Pio X è stata vigorosamente ripresa dalla Humani generis di Pio XII. Dalla Pascendi alla Humani generis, ai più rencenti discorsi del Papa gloriosamente regnante, è tutto uno splendore meraviglioso di luce, dinanzi alla quale i molteplici errori dei nostri tempi si dissolvono come nebbia al sole ».

Gli articoli del fascicolo sono dovuti in parte ad Accademici e in parte ad altri studiosi. Nel loro complesso costituiscono un eccellente commento anche se non completo della grande Enc. antimodernista. In generale sono di notevole interesse per farsi un'idea esatta dell'oggettività ed efficacia dell'analisi profonda che la Pascendi fa delle teorie modernistiche. Manca un lavoro introduttivo che presenti nel suo complesso il documento pontificio studiato. I lavori sono distribuiti in quattro sezioni: biblica, teologica, filosofica e storica. No esporremo qui in sue cinto il contenuto.

La prima sezione comprende un accurato studio del P. А. ВEA, S. J., sul modernismo biblico secondo l'Enc. Pascendi (pp. 924), che elenca i pilastri dottri nali del sistema modernistico, ricerca le radici storiche delle sue posizioni bibliche e ne descrive la genesi dottrinale, in particolare in colui il quale giustamente vine considerato, se non come suo padre e fondatore, almeno come suo indiscusso protagonista, Alfredo Loisy. L'Enc. di S. Pio X, coordinandone tutti gli elementi, presenta un fedele quadro della sua dottrina. La disistima o piuttosto l'ignoranza della tradizione esegetica cattolica è senza dubbio uno dei fattori che hanno determinato l'atteggiamento del Loisy. A ciò va aggiunto la sua dipendenza dagli ese geti razionalisti tedeschi, specialmente da H. J. Holtzmann. Questi e J. Wellhausen sono secondo lui quei grandi esegeti che avevano aperto la via alla critica».

Non è facile farsi un giudizio sui fattori filosofici che hanno influito sulla mente del Loisy. Purtroppo finora ci manca una sua biografia scientifica e documentata, dalla quale risulti con chiarezza quali libri egli abbia letto nel primo periodo dei suoi lavori esegetici e quali siano stati gli influssi dei suoi amici, dei suoi maestri e del suo ambiente. E corto però che il giovane Loisy, prima di ontraro definiti vamente all'Istituto Catt. di Parigi (12 maggio 1881), non si era acquistato idee chiare e sicure sulle questioni teologiche. In questo stato di incertezza intellettuale egli si mise a studiare la critica testuale sotto la direzione del Renan (negli anni 188284), e si espose a tutti i pericoli che l'ambiente presentava. Nessuna meraviglia, dunque, che egli cosi presto si smarrisse.

Il primo dei quattro studi della sezione teologica è l'ampia e importante conferenza tenuta dal P. R. SPIAZZI, O. P., nella tornata accademica del 21 novembre 1957, avente per oggetto l'Enc. Pascendi' e il problema di una teologia vitale (pp. 2550). La teologia deve essere vitale, non però secondo la deforma zione modernista, ma secondo lo spirito apostolico. Pur condannando il modernismo, la Chiesa non poteva ignorare la problematica soggiacente ad esso, nè certe reali e legittime esigenze da esso male interpretate ed espresse. Difatti nel periodo susseguente alla Pascendi ha approvato e promosso un'intensa opera di rinnovamento e di progresso nel campo degli studi ecclesiastici, in rapporto col progresso del pensiero nei tempi moderni e con lo stesso sviluppo della vita della Chiesa; numerosi studiosi cattolici, con metodo e spirito ben diversi da quelli modernisti, lavorando alacremente sulla via già aperta da Leone XIII, hanno fatto rifiorire la teologia, rinnovato e intensificato gli studi biblici, patristici e storici, e potenziato le scuole cattoliche.

Però certi stati d'animo determinati da quella problematica non sono finora del tutto placati, come le questioni e le vicende che portarono all'Ene. Humani generis di Pio XII e ai suoi discorsi ai Vescovi riuniti in Roma per la canonizzazione di Pio X. ai partecipanti al Congr. Intern. di Liturgia pastorale e ai partecipanti alla VI Settimana Naz. It. di Aggiornamento pastorale: segno che per taluni, pur lontani per spirito più che per tempo dai modernisti, il problema di una teologia vitale non è ancora risolto; sicchè si sentono spinti a nuovi tentativi, a nuove soluzioni, che talvolta sembrano violare anche il sacro terreno del dogma, come nei casi denunziati dai documenti pontifici ricordati.

Per risolvere il problema di una teologia viva e vitale, non nel senso storicistico e immanentistico dei modernisti, ma genuinamente, basta muoversi con umiltà e coraggio sulle linee tracciate dal Magistero ecclesiastico. Quanto alle obiezioni mosse alla teologia, che come è insegnata secondo il metodo tradizio. nale delle scuole cattoliche sarebbe arida, troppo astratta, infeconda, incapace di suscitare lo slancio religioso dello spirito, e anzi tale da spegnerlo, inaridendone le fonti, e inutilizzabile nell'apostolato, può darsi che gli inconvenienti notati dipendano dai metodi di insegnamento usati qua e là, ó dai difetti degli stessi docenti. Può darsi che la stessa strutturazione attuale del quadriennio teologico debba essere riveduta, o almeno completata col quinto anno, nel quale le grandi tesi della teologia potrebbero essere riprese in funzione della vita spirituale e pa storale, in una visione d'insieme che mostrerebbe l'armonia della sacra dottrina, e con una tonalità calda, vivida, possente (ma non retorica), che ne farebbe sentire la forza vitale. Ma forse è ancora più necessario avere concetti chiari sulla teologia e sul lavoro teologico da compiere proprio per assicurare a questa somma disciplina la sua efficacia e, appunto, la sua vitalità. Il problema del rapporto tra la teologia. e la cultura e la mentalità moderna

esiste. La linea di lavoro da seguire per risolvere tale problema è quella tracciata dall'Enc. Humani generis. In armonia con la più pura tradizione magistrale della Chiesa, questa Ene. condanna le deviazioni e le esagerazioni, ma approva e incoraggia il lavoro di sviluppo e di sintesi intorno a una dottrina che, essendo divina, non sarà mai sufficientemente esplorata e conosciuta dagli uomini. In questo senso essa sembra più positiva dell'Enc. Pascendi, che, necessariamente rispondeva piuttosto a una necessità di denuncia e di condanna degli errori modernisti, mentre la Humani generis avvia positivamente al lavoro impost ai teologi dalle inesauribili potenzialità della scienza sacra, anche in relazione alle condizioni ed istanze dell'anima moderna. E noi oggi possiamo, nella luce e sotto la guida dei due alti documenti del Magistero ecclesiastico, camminare sicura mente sulla via del progresso teologico e far si che la teologia riveli tutta la sua vitalità».

Per impostare bene il teologia que problema di tre forme di lavoro teologico, il ch. A. distingue scolastica, scienza classica della rivelazione; la teologia tradotta, ossia adattata, senza travisamenti, alle capacità, ai bisogni, alle istanze di molti uomini di oggi, sia di alta che di media cultura; e, infine, la teologia applicata, ossia usata saggiamente per illuminare e risolvere in profondità le questioni fondamentali che agitano gli uomini del nostro tempo. Abbiamo bisogno di teologi che sappiano molto bene la teologia, proprio per poterla presentare bene agli uomini del nostro tempo. La cultura è richiesta per sensibilizzarli e aprirli al loro tempo. Ma ciò che più conta è che, con apertura e senso di attualità, siano rattutto teologi, e non semplici letterati, psicologi, sociologi ecc., che abbiano solo un'inverniciatura teologica. La teologia deve diventare atteggiamento spirituale, abito mentale, luce interiore, direttiva: allora è viva e vitale e rivela tutta la sua efficacia e la sua bellezza».

Mons. R. MASI lumeggia bene l'insegnamento dell' Enc. Pascendi contro gli errori dei modernisti sulla conoscenza di Dio (pp. 5168). Il modernismo che voleva essere una dottrina religiosa e presentarsi anzi come la salvezza del cristianesimo di fronte al pensiero moderno, di fatto svuotava completamente il cristia nesimo e ogni religione, riducendosi in fondo a una forma di ateismo e di panteismo, tanto da essere la sintesi di tutti gli errori e di tutte le eresie.

La ragione fondamentale dell'errore modernista è il suo atteggiamento di fronte alla filosofia moderna. Invece di respingerla, l'ha accettata e l'ha introdotta nel cristianesimo. Ma la filosofia moderna contiene un veleno mortale che con trasta necessariamente con tutta la rivelazione cristiana. Come è possibile accettare il soggettivismo, il fenomenismo, l'idealismo, l'empirismo, ece. senza venire a negare con ciò immediatamente tutti i presupposti più elementari della rivela. zione e dei dogmi? Ecco perché il modernismo doveva necessariamente fallire. E difatti, appena il Papa mise in evidenza il suo errore fondamentale derivato dalla filosofia moderna, l'eresia modernista si svuotò immediatamente e cadde colpita a morte ».

II P. L. CIAPPI, O. P., mette in luce la persona di Cristo nell' Enc. Pascendi (pp. 6984). Esponendo e condannando la Cristologia dei modernisti, frutto di agnosticismo e del metodo dell'immanenza, e quindi in contraddizione sia con la divinità di Cristo che con la verità storica della sua persona e con i caratteri soprannaturali che ne distinsero la vita e l'attività, l'Ene. Pascendi riaffermò, ebbene indirettamente, tanto il Cristo della fede tradizionale, quanto quello della scienza e della storia. L'antagonismo asserito dai presuntuosi rinnovatori tra il Cristo della fede cristiana e il Cristo della scienza e della storia, non ha fatto che provocare in campo cattolico una più convincente e seduconte armonia tra il primo e il secondo. Ciò significa che il vero contrasto era tra i presunti illuminati filosofi, storici e critici, e la verità cristiana. Infatti alle sorgenti psicologiche della Cristo logia e degli altri errori dei modernisti si trova al dire della Pascendi l'aberramento dell'intelletto, prima e immediata causa; la curiosità e la superbia, cause remote ».

11 Р. C. BALIĆ, O. F. M., nella ricorrenza centenaria delle apparizioni di Lourdes, tratta, con riferimento all'Ene. Pascendi, doll'autorità della Chiesa circa le apparizioni o rivelazioni private (pp. 85103). Il ch. A. prende in esame come si è comportata la Chiesa riguardo ad alcune apparizioni mariane del secolo scorso, rilevando i diversi gradi di riprovazione o di approvazione della Santa Sede, che vanno dalla semplice tolleranza all'approvazione permissiva e fino all'approvazione solenne e positiva, sebbene non canonica. Delle tre apparizioni considerate: quelle di Pellevoisin, di Tilly e di Lourdes, la prima, dopo alternative, è stata per messa; la seconda, dopo il ripetuto intervento dell'autorità ecclesiastica, dimenticata; e la terza solennemente inculcata. Circa factum Lourdense, etsi approbatum sit a magisterio ecclesiastico approbatione clara, explicita, positiva, tamen dubia moveri possunt utrum an non sit in praesens haec approbatio infallibilis, et utrum an non debeatur apparitionibus Loudensibus tantummodo actus fidei humanae an potius actus fidei theologalis. Quidquid sit, licet nota pericopa de apparitionibus quae legitur in Pascendi non videatur referri ad apparitiones Lourdenses, cum tamen alia ex parte non habeatur iudicium absolute infallibile circa nuntium Lourdense, nemo qui illud negaret dicendus esset haereticus. Attamen, cum habeantur continuae insistentiae ex parte magisterii Ecclesiae et circa ipsum factum apparitionis, et circa miracula ibi peracta et circa momentum et vim nuntii Lourdensis, ita ut vix ac ne vix possit imaginari sufficiens ratio de hisce dubitandi, factum et nuntium Lourdense non est dicendum, ut communiter dicitur, cuique 'catholico liberum ut admittatur vel negetur. Immo qui illud negaret, certo temerarius esset.

Tre sono gli articoli della sezione filosofica. Il primo, del P. ST. BRETON, C. P., espone la filosofia modernista alla luce dell'Enc. Pascendi (pp. 104123). Саratterizza sostanzialmente la filosofia modernista l'immanenza vitale e l'agnosticismo. Qualificandola cosi e traendone tutte le conseguenze, l'Enc. Pascendi non l'ha per nulla contraffatta. A parte le intenzioni, sta il fatto che il modernismo con la sua filosofia rende impossibile la religione di cui proclama la necessità e che pretendeva restituire alla sua autentica essenza vivente. A 50 anni di distanza l'antitesi immanenzatrascendenza non è più cosi tragica. On pourrait croiro scrive il P. Breton que nous sommes au temps de la conscience ouverte', de la liberté comme disponibilité, du renouveau des ontologies: on parle à nouveau del 'être, avec une sympathie qui eût fait sourire autrefoi. Il ne faudrait point se leurrer cependant, car si le renouveau est certain, il n'est point sûr qu'il ait liquidé les vieux problèmes'..

Con la sua ben nota acutezza, il P. C. FABRO, C. P. S., si occupa nell'articolo se guente della filosofia della fede nel modernismo (pp. 124142). Il modernismo è stato fautore risoluto della filosofia delle fede, movendo dalla prospettiva della filosofia della religione del pensiero moderno secondo un'interpretazione del principio dell'immanenza che oscilla tra il dualismo gnoseologico kantiano e il monismo dialettico di Hegel e Schleiermacher. L'espressione filosofia della fede ricorre spesso nella letteratura modernistica, e tra l'altro figura come titolo di un opuscolo anonimo, ma certamente di R. Murri, composto in risposta all'Enc. Pascendi. In omaggio a questo documento che costituisce forse il vertice del supremo magistero per la difesa della purezza della fede in questa prima metà del secolo, il ch. A. chiarisce nei momenti principali i caratteri dottrinali dell'opuscolo e l'animus che lo pervade. Sua ispirazione fondamentale è che la determinazione della verità del Cristianesimo non è affidata al Magistero della suprema autorità della Chiesa, ma essa si compie mediante l'attuazione della coscienza del credente in conformità del clima storico e culturale in cui egli vive. L'ultima parola sulla fede non è quindi devoluta all'organo interprete della rive lazione, ma alla coscienza del singolo, cioè del singolo criticamente evoluto.. L'equivoco sta nel voler spostare completamente l'asse contrale della fede e nell'attribuire al sentimento, alla credenza, alla convinzione del singolo, quel carisma di verità e di garanzia di verità che Cristo ha attribuito alla Chiesa nella sua autorità gerarchica. E cosi a questa autorità si sostituisce, per la determinazione del contenuto oggettivo, la moderna indagine criticostoricofilologica e, per la de terminazione dell'adesione soggettiva, il dinamismo dei giudizi valore. Con la pretesa di offrire la filosofia della fede, in realtà si consuma la più radicale apostasia della fede.

Segue uno studio sull'Enc. Pascendi e il fenomenismo, del P. R. GARRIGOULAGRANGE, O. P. (pp. 143149). Il fenomenismo ha il suo fondamento negativo nell'agnosticismo, forma di seetticismo prima in voga, che negava il valore ontologico delle prime nozioni e dei primi principi; e il suo fondamento positivo nell'immanentismo. Numerose sono le conseguenze dottrinali del fenomenismo sia nel campo filosofico che in quello teologico. L'Ene. Pascendi le enumera con grande precisione, mostrando che esso est la mort de l'intelligence, dont il ne reste qu'un succédané artificiel où toute sagesse a disparu. On arrive ainsi au nominalisme empirique le plus radical, où il ne rest de l'idée que le mot, le nom commun, qui l'exprime.

La sezione storica comprende solo l'agile t ben documentato articolo: 1 modernisti e la Pascendi, del P. D. GRASSO, S. J. (pp. 150176), che descrive le diverse reazioni, non sempre coerenti, dei modernisti all'Enc. che li condannava. Ad es., il Tyrell il 20 ottobre 1907 scrisse ad un amico: Quando lessi la prima volta il documento io, come forse altri, mi ritrovai in ogni paragrafo; ma adesso non vedo, in molti casi, se l'accusato sia io, o Laberthonnière, o Newman, ο Le Roy, ecc.. Alcuni mesi dopo però vide nell'Enc. una falsa presentazione delle sue idee, un travisamento della verità, un sistema fabbricato dal Papa. Il Loisy, invece, non si riconobbe in essun paragrafo dell'Enc.; anzi affermo che nessun modernista vi si sarebbe riconosciuto. Dapprincipio disse che la parte teorica del documento, cosi lunga, sviluppa un sistema fittizio, in gran parte, e che nes suno dei pretesi modernisti può esser tenuto a sconfessare, perchè non è stato mai insegnato. In seguito, giunse casualmente ad affermare: Non mi dissimulo che le mie opinioni reali sono proscritte con e in quelle che non posso riconoscere come mie. In altri passi dei suoi scritti critica l'Ene, accusandola di falsa esposizione del modernismo. Secondo lui, essa contiene non il modernismo dei modernisti, ma il modernismo quale è stato filtrato nelle categorie scolastiche dei suoi redattori.

I modernisti italiani cioè praticamente il Buonaiuti furono fluttuanti e incerti. II Buonaiuti in un primo commento sommario sembrò che non avesse dubbi sull'esattezza dottrinale dell'Enc. Nel Programma dei modernisti la defini un tentativo studiato di presentare al pubblico le dottrine modernistiche sotto una luce falsa e antipatica. Col tempo il suo giudizio si fece sempre più negativo, benchè sia giunto a rendere omaggio all'esattezza della Pascendi con parole non

meno efficaci di quelle con le quali l'aveva condannata. Contro i giudizi negativi dei modernisti si pone il giudizio altamente positivo della cultura laica italiana,

Il ch. A. esamina attentamente anche la questione delle fonti. L'Ene. è fon data su materiali ben precisi. Se si riflette sull'esattezza della sintesi nella quale questi materiali sono stati redatti affermata dallo stesso Tyrrell si è detto tutto l'essenziale sulla questione delle fonti. Resta infine il problema psicologico di tanti modernisti che hanno accusato la Pascendi di incomprensione e di deformazione. Il P. Grasso lo spiega con cura, indicando le ragioni della reazione modernistica. L'Enc. Pascendi è uno specchio dell'epoca di forti passioni in cui fu composta, della quale riflette le ombre e le luci.

Da ultimo, a conclusione, seguono franche ed opportune riflessioni sulla riapparizione del modernismo come progressismo (pp. 177187), di Mons. F. LAMBRUSCHINI. La modernità è senza dubbio necessaria per non porsi fuori del proprio tempo; ma non è scevra di pericoli, perchè offre l'occasione alla seduzione di falsi miraggi. Di qui la necessità del Magistero. Del modernismo ha rinnovato e continua a rinnovare aspetti e attrattive il progressismo sul piano sociale. La Chiesa non è statica e non vive solo di passato, ma anche e soprattutto di presente e di avvenire. Ma quanta miopia in quei cattolici che vedono la Chiesa irrimediabilmonte legata ad un passato superato e sono tentati di sostituirsi ad essa per liberarla da quelle strutture e superstrutture, che essi stessi combattono in stretta intesa con i marxisti. I progressisti sono nemici della Scolastica e in particolare di S. Tommaso, che accusano di essere arretrato su posizioni sorpassate. Sta ai tomisti di oggi mostrare che il pensiero del Maestro può dare una risposta ai più gravi interrogativi del pensiero moderno, che non sono costituiti tanto dai problemi della tecnica, quanto dai problemi umani.

Copiosi, dunque, e tuttora attuali sono gli insegnamenti dell'Enc. Pascendi, che resta un'importante pietra miliare nella storia della Chiesa negli ultimi cinquanta anni. L'averli messi in rilievo con tanto impegno nell'eccellente fascisolo che abbiamo presentato, è per la Pont. Accademia Teologica Romana non piccolo merito.

Piacenzo, Collegio Alberoni,

G. CROSIGNANI, C. M.

 

 

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